Tutto su mio padre di Sylvia Kant

Italia, 2018

pag. 426

Protagonisti: Sandro, Maura, Eva
Casa editrice: Newton Compton
Genere: Narrativa

Data di uscita: 7 Agosto 2018

Tutto su mio padre di Sylvia Kant

Sandro e Maura sono sposati da circa dieci anni, ma non possono certo definirsi due santi. Tradimenti, differenze sociali e incomprensioni di una storia nata già sbagliata mettono in crisi il loro matrimonio. Solo l’affetto per la figlia Eva è forte e profondo.

Ma persino questo sentimento, l’unico per cui riuscire a trovare il modo di non fare della separazione un sanguinoso campo di battaglia diventa, invece, la miccia, il pretesto, il luogo dell’odio che totalizza e tutto spazza via. Una vicenda familiare feroce e appassionante, una guerra in nome dell’amore dove il verbo amare viene coniugato solo all’imperfetto del tempo sprecato e del futuro perduto.

“La osserva da lontano senza farsi vedere. Sta oltrepassando il recinto del residence tenendo il patrigno per mano, subito seguita da Maura col piccolo nel passeggino. E il suo cuore comincia a vacillare.
Eva è lì, davanti a lui, e serra le dita dell’uomo che la cresce e l’accudisce, così come quando, appena nata, stringeva le sue. Sua figlia si lascia guidare dalla mano dell’uomo che Maura ha fatto diventare, a tutti gli effetti, suo padre. Quello che le insegnerà a nuotare o ad andare in bicicletta, così come lui l’ha aiutata a muovere i primi, timidi passi… 


…Quella è sua figlia Eva, il frugoletto così tanto desiderato, il corpicino caldo e profumato di borotalco che stringeva ogni giorno tra le braccia, che cullava fino al sonno, a cui cambiava i pannolini, scaldava il biberon, faceva fare il ruttino… Quello il sorriso che gli rivolgeva quando tornava a casa, quella l’espressione adorante con cui lo accoglieva… La stessa che ora rivolge a un altro, mentre lui, quasi fosse un appestato, non può neppure salutarla. Perché sua madre non vuole… Perché Eva non vuole.”

Leggere questo romanzo è stato per me come guardare un film dolorosissimo o un documentario su una strage storica. Salvo che qui non ci sono morti ammazzati o ferite sanguinose. Ci sono soltanto, e sottolineo soltanto, la vita e i sentimenti di persone che un tempo si sono amate, dilaniati, spezzati, strappati, calpestati, sporcati, e infine sparsi al vento come cenere.

E mentre leggevo ho avuto per gran parte del tempo il dejà-vu di una situazione simile che conoscevo e avevo rimosso. Quando ero studentessa universitaria, ricordo una ragazza che seguiva i corsi con me, simpatica, sorridente, con la quale strinsi amicizia e che frequentavo anche fuori dall’Università.

Ebbene, lei aveva una sorella che… non conosceva. Prima di sposare sua madre infatti, suo padre aveva avuto una figlia con una compagna di liceo, una bambina che aveva solo 4 anni quando lui aveva abbandonato un matrimonio impossibile, una donna impossibile, una vita impossibile.

Aveva pagato quella libertà un durissimo prezzo: non aveva mai più potuto rivedere quella figlia, a cui però pagava vestiti, studi e sport. Ricordo che allora mi sembrò solo triste e assurdo. Oggi giudico imperdonabili certi comportamenti.

Un figlio non è merce di scambio, un baratto per ottenere qualcosa in cambio d’altro. Un figlio ha diritto all’amore. Non gli si può dire dove riporre affetto, dove dimenticare, cosa lasciare, cosa prendere.

La sorella della mia vecchia amica potrebbe essere Eva. Cresciuta nel disprezzo di un genitore perché plagiata dalla mente contorta dell’altro. Usata per colpire il padre traditore. Perché? Perché le colpe dei padri ricadono sempre sui figli? Riderei, se non mi sentissi triste e amareggiata.

Quanta sofferenza viene inflitta e quanto amore negato in nome di una “giustizia” che di giusto non ha proprio un cavolo di niente ed è invece solo egoismo smisurato?

Un figlio nelle mani d’una madre squilibrata può diventare un’arma micidiale.

La storia di questo padre e di questa bambina, plagiata da una madre tiranna e malvagia, fino a renderla in tutto simile a lei, è una storia che mai vorremmo conoscere, di quanto male si può fare senza spargere nemmeno una goccia di sangue.

Di come si possono “uccidere” le persone senza nemmeno guardarle. Quanto può essere malato e cattivo l’amore di un genitore. E quanto importante è il suo ruolo nella vita e nel carattere di ogni persona.

Anticamente il genitore aveva diritto di vita e di morte sui figli. Oggi, dopo secoli di cultura e civiltà, dopo Freud e la psicologia, dopo tomi di aggiornamenti di codici civili e penali, siamo ancora più o meno allo stesso punto. Purtroppo.

Perciò abbiate il coraggio di leggere questo libro che, per l’argomento trattato, è un vero capolavoro. Indignatevi, commuovetevi, ma leggete fino in fondo. Solo conoscendo certi mali, si potrà evitarli. Poi abbracciate i vostri figli, se ne avete.

E giurate a voi stessi che il vostro amore non avrà mai condizioni, né giuste, né sbagliate; perché l’amore con condizioni non è amore.

Sylvia Kant ha dato a mio parere il meglio di sé. Anche se io non ero riuscita ad apprezzarla nella sua precedente serie erotica, osannata quasi da tutti, ho invece trovato incredibile questa sua svolta narrativa, drammatica e introspettiva.

La sua prosa sincera e passionale, anche se appesantita da troppi particolari e ripetizioni, fa vibrare i sentimenti dei personaggi fino al cuore di ogni lettore, ed è cosa rara e molto emozionante.

Grazie Sylvia per aver scritto qualcosa che non dimenticherò tanto facilmente. Peccato solo che il libro non si sia trasformato in un thriller, sul finale,… avrei giustificato completamente un Sandro assassino!

Giudizio:

Classificazione: 4 su 5.

Sensualità: /

Violenza:

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