Comfort Food by Kitty Thomas

Usa, 2010

pag. 198

Protagonisti: Emily

Casa Editrice: Self

Comfort Food by Kitty Thomas

Emily Vargas has been taken captive. As part of his conditioning methods, her captor refuses to speak to her, knowing how much she craves human contact. He’s far too beautiful to be a monster. Combined with his lack of violence toward her, this has her walking a fine line at the edge of sanity.

Told in the first person from Emily’s perspective, Comfort Food explores what happens when all expectations of pleasure and pain are turned upside down, as whips become comfort and chicken soup becomes punishment.

Disclaimer: This is not a story about consensual bdsm. This is a story about “actual” slavery. If reading an erotic story without safewords makes you uncomfortable, this is not the book for you. This is a work of fiction, and the author does not endorse or condone any behavior done to another human being without their consent.

(Emily Vargas è stata fatta prigioniera. Come parte del suo metodo di condizionamento, il suo rapitore si rifiuta di parlare con lei, pur sapendo quanto lei desidera il contatto umano. È troppo bello per essere un mostro. Assieme alla mancanza di violenza nei confronti di lei, la porta a camminare sulla linea sottile del limite della sanità mentale.

Narrato in prima persona dal punto di vista di Emily, Comfort Food esplora cosa succede quando vengono ribaltate tutte le aspettative di piacere e dolore, quando la frusta diventa confortante e la zuppa di pollo una punizione.

Avvertenze: Non si tratta di una storia sul bdsm consensuale. Questa è una storia di “reale” schiavitù. Se leggere un racconto erotico senza safewords ti mette a disagio, questo non è il libro per te. Si tratta di un lavoro di finzione, e l’autore non avalla o condona alcun comportamento fatto ad un altro essere umano senza il suo consenso.)

Comfort Food. Cooomfort Foood. Quando l’ho messo in lista nella sezione lingua originale (per non destare sospetti, così sembro proprio una brava ragazza che legge libri rispettabilissimi sotto mentite spoglie) continuavo a pensare dentro di me cosa diavolo avesse a che fare con il cibo. Poi la mia mente ha preso una strada tutta sua e ho deciso di trovare la risposta a questo dilemma

Ad essere sincera la trama non mi ha colpita granché. Però questo suggerimento l’ho trovato su un blog di letture Dark Romance davvero zozze ed era stato consigliato da un’autrice per me molto speciale, Tiffany Reisz.

Questo libro è parecchio complesso. D’altronde a me le cose semplici non piacciono! E parlarne senza renderlo banale o senza dire troppo è parecchio complicato.

Partiamo dall’inizio: Emily Vargas è una ragazza senza problemi. È di buona famiglia, ha un’educazione scolastica di alto livello e non le manca fondamentalmente nulla. Un bel giorno si trova intrappolata in uno scantinato freddo con il suo carceriere, che le fa visita solo per portarle cibo e che non spiccica una parola.

Nonostante lui si limiti solo a quello e quindi per ora non abbia ancora alzato un dito su di lei, questo mutismo la manda fuori di testa.

Sola, infreddolita e senza alcun calore umano. Il suo carceriere non la degna di mezza parola, nessuna spiegazione, nulla di nulla. Cosa mai vorrà da lei? Perché non le dice niente? Come diavolo fa? Unica consolazione, se così si può dire, è il brodo di pollo che le porta e che le ricorda tanto i momenti di sconforto, quando sua madre le preparava questo piatto molto semplice, ma che le scaldava il cuore. DinDinDiiiiin. Qualcosa comincia a muoversi.

Il tempo passa e piano piano lui comincia ad avvicinarsi. Però appena lei si ritrae e scappa, lui si limita a guardarla e ad andare via lasciandola sola.

Abbandonata a se stessa e senza nessuno con cui interagire, decide di permettergli di accostarsi e in quel momento le cose cambiano. I pasti seguenti diventano prelibati. Quando però lui osa di più e lei spaventata a morte lo rifiuta con decisione…ritorna il brodo di pollo. E allora lì capisce.

“He always gave me choices. Or maybe what he gave me was force wrapped in the pretty package of pretend free will.”

Il brodo di pollo, da cibo confortevole si trasforma in punizione.

Conscia del fatto che non vuole stare sola, si autoconvince che è meglio la presenza del suo carceriere che la solitudine e il brodo di pollo.

Inizia così un nuovo capitolo del libro in cui lei, nonostante sia terrorizzata in quanto lui ancora non parla e quindi non sa mai cosa aspettarsi, inizia a farlo avvicinare a sé e a concedersi. Ogni passo che fa verso di lui le fa ottenere un premio, compresa una nuova sistemazione; la stanza dei suoi sogni. E ogni premio ottenuto la rende talmente felice da cercare in tutto e per tutto di compiacerlo. Però poi arriva il sesso e lei non è pronta. E rieccoci al punto di partenza: lo scantinato e il brodo di pollo.

Questo libro è talmente strambo e affascinante da essere sconvolgente. In sostanza ti fotte la testa.

“Over months of being with him, my prison had become my sanctuary, and now that I was free, the world was my prison. There was nowhere left to run.”

Il carceriere alla fine non è proprio così tanto cattivo. È più una manipolazione psicologica. E la cosa bella appunto è questa. Comfort Food sceglie la vittima e la snatura. Ciò che era comfort diventa sgradevole e viceversa.  Ovviamente la Sindrome di Stoccolma qui è presente in tutto e per tutto. Ma come dico sempre, se poi alla fine due si trovano e l’amore nasce, che male c’è?

Kitty Thomas. Ti avevo sottovalutata, mea culpa. Grandissima!

Giudizio:

Classificazione: 4.5 su 5.


Sensualità:


Violenza:

♦ Cherry ♦

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