The Last Hour of Gann by R Lee Smith

Usa, 2013

pagine: 1023

Protagonisti: Amber, Meoraq

Genere: Fantascienza

Data di Uscita: 11 settembre 2018

The Last Hour of Gann by R Lee Smith

Amber Bierce had nothing left except her sister and two tickets on Earth’s first colony-ship. She entered her Sleeper with a five-year contract and the promise of a better life, but awakened in wreckage on an unknown world. For the survivors, there is no rescue, no way home and no hope until they are found by Meoraq—a holy warrior more deadly than any hungering beast on this hostile new world…but whose eyes show a different sort of hunger when he looks at her.
It was his last year of freedom: Uyane Meoraq is a Sword of Sheul, God’s own instrument of judgment, victor of hundreds of trials, with a conqueror’s rights over all men. Or at least he was until his father’s death. Now, without divine intervention, he will be forced to assume stewardship over House Uyane and lose the life he has always known. At the legendary temple of Xi’Matezh, Meoraq hopes to find the deliverance he seeks, but the humans he encounters on his pilgrimage may prove too great a test even for him…especially the one called Amber, behind whose monstrous appearance burns a woman’s heart unlike any he has ever known.

(Ad Amber Bierce non è rimasto nulla, eccetto sua sorella e due biglietti sulla prima nave coloniale in partenza dalla terra.
È entrata nella sua Capsula con un contratto di cinque anni e la promessa di una vita migliore, invece si è risvegliata a pezzi, in un mondo sconosciuto. Per i sopravvissuti non c’è scampo, nessun modo di tornare a casa e nessuna speranza, fino a quando non vengono trovati da Meoraq – un guerriero sacro più letale di qualsiasi bestia famelica del nuovo, ostile, mondo… ma quegli occhi mostrano un altro tipo di fame, quando la guarda.
È il suo ultimo anno di libertà.
Uyane Meoraq è uno Sword di Sheul, lo strumento di giustizia divina, vincitore di centinaia di prove, con diritti di conquistatore su tutti gli uomini. O almeno lo era fino alla morte di suo padre. Adesso, senza un intervento divino, sarà costretto ad assumere il governo su Casa Uyane e perdere la vita che ha sempre conosciuto. Al tempio leggendario di Xi’Matezh, Meoraq spera di trovare la salvezza che sta cercando, ma gli umani che incontra durante il suo pellegrinaggio, dimostrano di essere una prova difficile persino per lui…specialmente una di nome Amber, dietro il cui aspetto mostruoso brucia il cuore di una donna, diversa da tutte quelle che ha mai conosciuto.)

Diario di una lettrice psicolabile.

The Last Hour of Gann è stata la lettura più stronza che abbia mai affrontato. Non solo perché conta ben 1023 pagine, ma soprattutto perché ha a che fare con alieni a forma di lucertola che io ho cazzoadorato. Cazzo, in questo caso, è usato come rafforzativo.

In una recensione di un libro flippatissimo (Comfort Food) avevo già accennato di esser finita su un blog di letture zozze, ma proprio zozze dark. Lì ho incontrato un suggerimento con tanto di insegna al neon luminosa che sottolineava la lunghezza di questo libro davvero particolare. Ovviamente ho ignorato l’avvertimento perché sono masochista e ho parcheggiato il mio ebook nuovo di zecca tra le letture in lingua originale. Un bel giorno mi sono svegliata più scema del solito e ho iniziato la mia nuova avventura. Due settimane di occhi incollati al kindle: giorno, notte, pranzo, cena, pausa pipì. Sempre connessa. Perché io dovevo cazzosapere. Altro rafforzativo eh?

La cosa che mi fa capire di avere problemi mentali è che a me gli alieni fan proprio cagare. Non sono attratta da questo genere, non mi suscitano curiosità, non me ne frega proprio una mazza. Però le recensioni su Goodreads erano tantissime e il voto finale era alle stelle. Possibile che siano tutti scemi? Magari si tratta di qualcosa di fenomenale. E fu così che Cherry finì impegolata col cervello e ahimè, col cuore.

Perché questo libro è un fottuto capolavoro. E tu, R. Lee Smith, oltre ad aver la diarrea grafica, hai una mente ancor più conciata della mia. Ma ti ringrazio, mi hai fatto pensare a cose che nemmeno immaginavo, dettagli di vita, modalità di comunicazione che per me erano scontate. Tanto sono italiana, gesticolo come una polipessa, cacchio me ne frega? Eppure ora so. Ora capisco che i miei gesti possano voler dire una beata fava per il resto del mondo. Ora sono pronta, non ad incontrare un alieno eh, ma a fermarmi e ad analizzare il mondo. Ma veniamo a noi, dopo questo mio pippone galattico vi accenno qualcosa altrimenti mi prendete solo per scema.

Amber vive sul pianeta terra assieme alla madre prostituta e alla sorella più piccola. Un giorno la madre muore e lei, sola con la sorella Nicci che è una piaga, non ha né soldi e né la possibilità di mantenere la casa e sopravvivere.

Mentre cerca di capire come fare a tirare avanti scorge un annuncio riguardante un progetto. Una fantomatica società sponsorizza un viaggio a bordo di una navicella spaziale che raggiungerà in un determinato lasso di tempo un pianeta simile alla Terra e i partecipanti, volontari scelti accuratamente, dovranno creare la prima colonia umana in un pianeta totalmente sconosciuto.

Amber prende la palla al balzo e va ad iscrivere se stessa e la sorella. Purtroppo però lei è sovrappeso e non viene presa in considerazione. Eppure non si scoraggia, contatta uno spacciatore a lei noto e si fa dare delle pillole miracolose che le fanno perdere parecchio peso in poco tempo, e anche se non è abbastanza per rientrare nei canoni, con un po’ di insistenza e qualche trucchetto riesce ad imbucare entrambe.

Ha inizio così l’esodo di Amber.

Appena mette piede sulla struttura in cui verrà addormentata e risvegliata al momento opportuno, Amber si becca con un ufficiale, Scott. Lui diventerà il suo peggior incubo.

Ovviamente le cose devono incasinarsi ancora. Tanto non abbiamo fatto altro che raccogliere mazzi di gioie da ogni parte, no?

La navicella becca un ostacolo, prende parzialmente fuoco e si schianta su un pianeta che non era contemplato nelle possibili mete. Ma la faccenda non è così semplice, dei cinquantamila fenomeni che han deciso di intraprendere questo viaggio, se ne salvano quarantotto. Per quanto tempo sono rimasti dormienti? Ben duecento anni.

Amber è una delle prime a riprendere conoscenza, subito sveglia la sorella rompi cazzo che comincia a lamentarsi in loop, e messa a fuoco la situazione, scendono da quel che resta della navicella e approdano su questo nuovo e sconosciuto pianeta.

Fra tutti quelli che potevano schiattare, ovviamente il nostro ufficiale frustrato è sopravvissuto. Lui, una delle poche guardie istruite per prendere il comando, si erge a capo della comitiva e contro ogni logica inizia a fare una marea di cagate.

Ma facciamo un passo indietro: ogni civiltà si è sviluppata nei pressi di fonti di cibo e di acqua, in zone spesso protette da qualche lato per limitare gli attacchi, e con armi e luoghi adatti per rifugiarsi. Quindi, logica vuole che un popolo istruito metta in pratica almeno parte delle basi della giovane marmotta. E invece no. Amber viene bannata dal gruppo e presa per deficiente perché, usando il cervello, sapeva cosa andava fatto, invece che stabilirsi sotto alla carcassa della navicella in fiamme.

Mettiamoci poi che a causa della sua forma fisica ancora abbondante, viene pure lasciata digiuna in modo da non sprecare cibo con una che di riserve ne ha già in corpo. Un orso insomma.

Ma Amber è cazzuta. Eccome se lo è. Lei è una guerriera e da subito mette in chiaro le cose. Il linguaggio della ragazza è talmente scurrile da rendermi sempre più fiera di lei. La guerra psicologica con l’ufficiale è appena cominciata e lei è pronta a dimostrare quanto lui sia incompetente. Così si mette di puntiglio e crea delle armi rudimentali per andare a caccia e procurarsi del cibo da sola. Ma Amber non si è resa conto che tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. Mentre prova a catturare la sua prima preda, rischiando di rompersi l’osso del collo, viene salvata da una strana cosa che sembra una lucertola gigante. Ebbene sì gente, vi presento Meoraq.

Meoraq è una sorta di guerriero- santone. Suo padre è morto e a lui tocca prenderne il posto per governare parte del regno. Però è un guerriero e non se la sente ancora. Così quando scorge la colonna di fuoco che è la navicella, interpreta ciò che vede come un segno del suo Dio e parte per un lungo viaggio alla ricerca delle risposte che necessita.

Quindi da una parte abbiamo Amber la cacciatrice e dall’altra Meoraq, il vero guerriero e predicatore.

Ora immaginatevi la scena. Meoraq vede una strana cosa rosa con la faccia più brutta mai vista in vita sua che con un legnetto appuntito prova ad abbattere uno degli animali più pericolosi della loro terra. Il suo istinto prende il sopravvento e la mette in salvo, uccidendo quindi l’animale.

Amber invece capisce di esser nella merda fino al collo, ma un lucertolone gigante le salva la pelle. E mo’ chi cacchio è questo? Affascinata dalla prima forma di vita-non-cibo che incontra, tenta subito di comunicare. Ma come? Lei parla e usa parole, lui ha una sorta di becco e fa solo dei suoni strani e incomprensibili.

Qui io mi sono innamorata. Non di Amber o di Meoraq, di lui mi innamoro più avanti. L’abilità dell’autrice di mettere a nudo la persona, di resettare ogni preconcetto e base, di metter di fronte il lettore al più grande quesito della storia: come diavolo abbiamo fatto a decifrare le lingue morte? Ok, non prendetemi per rimbambita, lo so bene come abbiamo fatto. Ma tutti gli anni che ci sono voluti, la pazienza e l’abilità di chi ci è riuscito e di chi ancora adesso lo fa.

Ebbene, questo è ciò che la Smith ha fatto, ricreare la comunicazione tra due individui che non hanno modo di comunicare perché non esiste una Stele di Rosetta tascabile che parla il Lizardese. Qui inizia la vera a propria storia.

Amber è sempre più bistrattata. Nessuno le sta accanto, nemmeno la sorella inutile. Perché Nicci la incolpa della loro triste sorte, per essere finite in un posto fuori dal mondo.

Se pensate che possa spiegarvi il libro in tutte le sue gloriose 1023 pagine senza scrivere una recensione che fa invidia alla divina commedia, beh, mi state sopravvalutando.

Sappiate solo questo: Amber e Meoraq sono due personaggi meravigliosi. La caparbietà di entrambi li porterà a studiarsi a vicenda e a comprendere le basi per creare comunicazione. Il resto del gruppo farà barriera contro di loro, ma Meoraq resterà sempre accanto ad Amber per proteggere dapprima lei, e poi anche quella demente della sorella perché capisce che nonostante tutto, lei rappresenta l’ultimo pezzo di umanità per Amber.

Ma non credete che il libro si limiti a questo. Ci saranno viaggi, scoperte, paure e tanta, tanta violenza. Perché il popolo di Meoraq è un popolo di selvaggi. Nella loro cultura non è contemplato il rispetto della donna. Quindi chi è sensibile alle violenze, non legga questo libro.

Anche perché a dirla tutta bisogna avere pelo sullo stomaco per buttarsi su un mattone polacco come questo senza essere fan del genere. Oppure essere fuori di melone come me.

Quindi che dirvi? The Last Hour of Gann è stato un libro che ha lasciato il segno. Resterà una delle migliori scoperte fatte fuori dal mio cerchio di tolleranza, la lettura che si è differenziata per genere e per contenuto. La storia d’amore più improbabile e un insegnamento sulla forza di volontà e sulla determinazione. Un libro coi contro cazzi insomma. Un libro speciale.

Giudizio:

Classificazione: 5 su 5.

Sensualità:

Violenza:

♦ Cherry ♦


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