All the Ugly and Wonderful Things by Bryn Greenwood

Usa: 2016

Pagine: 364

Protagonisti: Wavy, Kellen

Genere: Narrativa

Casa Editrice: Inedito

All the Ugly and Wonderful Things by Bryn Greenwood

As the daughter of a meth dealer, Wavy knows not to trust people, not even her own parents. Struggling to raise her little brother, eight-year-old Wavy is the only responsible “adult” around. She finds peace in the starry Midwestern night sky above the fields behind her house. One night everything changes when she witnesses one of her father’s thugs, Kellen, a tattooed ex-con with a heart of gold, wreck his motorcycle. What follows is a powerful and shocking love story between two unlikely people that asks tough questions, reminding us of all the ugly and wonderful things that life has to offer.

Ohlalà cosa ho appena finito di leggere.

Dire che sono frastornata non rende nemmeno lontanamente l’idea del mio stato d’animo.

Come al solito mi sono lanciata in una di quelle letture distruggi-cuore, al limite del moralmente e legalmente giusto, che tanto mi fanno emozionare.

Benvenuti nel 1975! Vi presento Wavonna Quinn, classe 1969, protagonista indiscussa di questo libro devastante.

Wavonna, Vonnie, Wavy. Questi sono i nomi con cui la conosciamo. E questa è la frase con cui comincia il libro: “Beh, è nata sui sedili posteriori della macchina di uno sconosciuto.”

Ma chi è Wavonna? Una bambina di soli cinque anni che non parla, non mangia, ed evita qualsiasi contatto umano. Ecco spiegato il motivo di quella frase denigratoria, come se essere nata sui sedili posteriori di un’auto fosse la spiegazione della sua anormalità.

E perché Wavonna è disturbata? Perché, povera creatura, ha avuto la sfortuna di nascere nella famiglia sbagliata.

“The first two weeks at The Program, it was different.

She was Good Mama and followed the rules.

Then one day she woke up Scary Mama instead of Good Mama, and I knew things weren’t going to be different. I never knew which Mama she would be when she woke up.”

Scary Mama è davvero una mamma spaventosa. Germofobica e tossica, è convinta che la piccola Wavonna sia sporca e che non debba mai essere toccata altrimenti contagerebbe tutti con i suoi germi. Niente baci, nessun abbraccio, niente affetto. Perché dalla bocca esce lo sporco, ma ci può anche entrare. Nessuna contaminazione insomma, per cui il cibo non si tocca. Ecco spiegati la paura del contatto, il mutismo volontario e l’astinenza da cibo.

Quando la conosciamo, la piccola Vonnie viene momentaneamente salvata dalla zia materna, finché dura, e poi finisce dalla nonna. Anche qui finché dura. Indovinate dove deve ritornare poi? Ma certo, tra le braccia immaginarie di sua madre, assieme al fratellino di pochi mesi.

Ecco, qui la faccenda diventa interessante. L’intero libro è narrato con distacco glaciale da più persone. Wavonna, la cugina Amy, la nonna, il fratellino Donal, le squinzie che sollazzano il padre violento, i poveri cristi che vedono cosa accade ma che non hanno le palle per intervenire…ed infine Kellen. Questa scelta di narrazione che passa dalla prima alla terza persona, aiuta a presentare in maniera sublime la tragica infanzia di una bambina che è costretta a vivere all’insegna dell’abuso, e che per giunta deve badare al fratellino come se fosse sua mamma.

L’unico barlume di fortuna che Wavonna ha in tutto il libro, è quello di assistere all’incidente in moto di Kellen.

Kellen è un giovane meccanico, poco più che ventenne, al soldo del padre di Wavy. Un sempliciotto considerato ritardato e stupido, ma fondamentalmente solo un buono di cuore. Alto, immenso, un po’ troppo in carne; nessuno gli ha mai voluto davvero bene. Sopravvive facendo quello che gli piace, cioè aggiustare macchine e moto, e grazie a Wavonna trova una nuova ragione di esistere: occuparsi di una piccola bambina sfortunata e prendersene cura.

“He smelled good. Sweat and motorcycle and wintergreen. No stinking weed smoke. No perfume. No sadness. He smelled like love.”

Ora dovete considerare che quando si conoscono lei è una bambina. Eppure i due si comprendono, come se parlassero la stessa lingua. Lei, di pochissime parole, gli insegna a riconoscere le costellazioni; lui, la protegge e si occupa dei suoi bisogni. Si crea una connessione così profonda da non capire dove finisce uno e inizia l’altra.

Ma mentre il tempo passa e Kellen gli fa un po’ da padre, Wavonna sviluppa un attaccamento affettivo diverso. Wavy si innamora di lui, per quanto possa conoscere l’amore una bambina come lei.

Leggere questo libro mi ha un po’ ricordato Nine Minutes di Beth Flynn. Gli eventi passano davanti agli occhi, mese dopo mese e anno dopo anno, dimostrando quanto disgustoso e triste il mondo possa essere, lasciando però intravedere lo spiraglio di luce che rappresenta l’àncora di salvezza di Wavonna, che anche in questo caso apre numerose remore morali. Ed ecco spiegato il titolo del libro, che poi rappresenta il nocciolo della questione.

Considerando la totalità dei lettori che hanno avuto la fortuna/sfortuna di imbattersi in questo libro, è difficile esprimersi per raccontarne la bellezza. Ci sono esitazioni dovute alle argomentazioni trattate, punti di vista di chi ha assorbito come una spugna e ha vissuto la vicenda amandola –io- e l’altra parte della barricata che ha urlato “orrore, orrore!”.

Ciò che ci insegna questo libro, così come molti altri, è che la linea di demarcazione tra giusto e sbagliato non è mai netta, ma è talmente sottile e labile che può dare sfumature alle varie vicende. Per cui siate aperti di mente se mai vorrete cimentarvi in questa splendida e struggente lettura.

Mentre il mondo gira sul suo asse ed il tempo scorre, Kellen e Wavonna diventano una cosa sola. Ma la differenza di età continua ad esserci e cioè che è naturale corso degli eventi, diventa illegale.

Un susseguirsi di sfortune fa sì che vengano sorpresi e quindi allontanati. Non ci sono speranze, il loro amore è proibito, sbagliato. Ma chi lo dice? Tutti quelli che li conoscono davvero lo vedono, perché è nell’aria, è scritto nelle stelle.

Ma Wavonna nel frattempo è cresciuta. E quella bambina autosufficiente che però si è fatta coccolare e aiutare da Kellen è diventata una giovane donna pronta a lottare per la famiglia. E nessuno questa volta potrà fermarla.

“Your family is real, but mine isn’t? Real people with real feelings, but my family isn’t real to you. You think. I’m a character. A story. Those women you talk about. Not real people to you. Stupid women. Stupid photo albums. But you. You’re smart. You make smarter choices. For us.

I’m real. I’m as real as you are. My family is real like your family.”

Un libro meraviglioso, il cui lieto fine è sudato e mascherato da un’accozzaglia di disgrazie che non danno pace al lettore. Tanta rabbia, tanta disperazione e troppe ingiustizie. Perché giudicare gli altri è sempre troppo facile, ma guardarsi in faccia e vedersi davvero non lo è.

Grazie Bryn, tu e il tuo magnifico libro resterete per sempre nel mio cuore.

“I love you. I love you all the way.”

Giudizio:

Classificazione: 5 su 5.

Sensualità:

Violenza:

Cherry

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